Ho avuto la fortuna di cominciare a viaggiare sin da piccolo, di incontrare genti diverse da quelle della mia città, con usi che mi incuriosivano.
Viaggio in Africa dalla metà degli anni ’80, quando si usavano le carte stradali della Michelin, non esistevano i navigatori satellitari e per avere la certezza di essere sulla pista giusta dovevi fermarti, scendere e parlare con la gente del posto.

I miei passaporti sono pieni di timbri di tanti Paesi, la mia memoria piena di immagini e la mia rubrica di numeri di telefono con i prefissi internazionali più vari.
Ho conosciuto l’Africa del viaggiatore a bordo di un fuoristrada, quella dei villaggi vacanze, quella sub-sahariana dei miei progetti di cooperazione internazionale per combattere la malnutrizione.
Poi sono arrivato a coniugare il mio piacere di viaggiare con l’attività che è il core business di Show Yourself: supportare le PMI (piccole medie imprese) nei processi di internazionalizzazione.

Organizzo così missioni imprenditoriali per portare il “saper fare italiano, il made in Italy” in Paesi dove non tutti vanno: la Libia, la Costa D’Avorio, il Qatar, l’Oman e gli Emirati.
Ho una qualifica come Manager per l’Internazionalizzazione dell’IMIT (Italian Managers for International Trade) di Milano, degli studi universitari in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e un back ground finanziario e di direzione d’impresa pluridecennale.
Mi piace lo scambio di idee con i nostri imprenditori che hanno passione, consapevolezza, qualità e cerco di aiutarli ad affrontare nel più utile dei modi la sfida dell’export che è oggi, con la stagnazione della domanda interna, l’unica componente positiva della domanda aggregata.

L’export è diventato oggi per la PMI italiana un elemento che deve entrare a pieno titolo nei piani aziendali e questo per effetto della globalizzazione, per il calo dei costi dei trasporti, per la crescente integrazione culturale che porta ad un’omogeneizzazione della domanda finale e per lo sviluppo tecnologico.
Ma è necessario avere un approccio culturale che tenga in considerazione le caratteristiche dei singoli mercati e una progettazione che sia coerente con le scelte strategiche aziendali. In sintesi, decidere dove andare e come andarci, limitando il rischio di perdersi passando da una fiera all’altra, da un continente ad un altro, senza una cartina di riferimento, senza un piano ben programmato.
Andare all’estero per un’azienda significa affrontare stimoli e richieste nuovi, aggirare problemi domestici, raggiungere gli obiettivi aziendali di crescita, diversificazione e consolidamento.

Per cogliere le opportunità che i Mercati Esteri offrono alle PMI italiane occorre anticipare le difficoltà con un atteggiamento strategico, consapevole, lungimirante e con la corretta pianificazione delle risorse da allocarvi, sia umane che economiche per i successivi 3-5 anni.
Il rischio altrimenti è quello di ritrovarsi a svolgere una serie di attività promozionali o di tentativi commerciali senza un preciso disegno e senza sapere bene cosa aspettarsi.
I risultati non arrivano mai subito, ma questo accade anche nel mercato locale, farsi conoscere, farsi apprezzare, farsi “comprare” raramente è cosa rapida. Avere un piano permette di fare periodicamente il punto della situazione e poter verificare se si è o meno in linea con gli obiettivi prefissati, è di fondamentale importanza.

Occorre cioè definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere, capire quali sono i Paesi in cui si può sviluppare il proprio mercato di riferimento, conoscere quali sono le modalità di ingresso nei singoli Paesi.
Non meno importanti sono le attività di studio relative ai dati economici, demografici e geografici, allo stadio di sviluppo dei diversi paesi e alle dinamiche in corso, alla concorrenza, senza dimenticare le competenze per effettuare una buona capacità di screening.

Come ad esempio la corretta valutazione del rischio Paese che è dato dal molteplice effetto combinato del rischio economico, del rischio politico, del rischio di mercato, del rischio monetario e dalle barriere naturali quali la distanza geografica, quella culturale e quella psicologica.
Insomma cogliere le occasioni è si, a volte, frutto dell’intuito dell’imprenditore ma molto più spesso il successo deriva da un corretto processo che ha individuato delle priorità, identificato Paesi strategici e con buone potenzialità, dove investire con la logica di radicarsi e sviluppare.

La mia società insieme a tutti i suoi partners è pronta a ragionare con voi sui vostri prossimi passi fuori dai nostri confini per andare a cogliere opportunità.

Luca Bargilli
Fondatore e Amministratore

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Dr. Luca Bargilli
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